FE 2023: INQUIETUDINE E IDENTITA’

| 29 Marzo 2023

di Mimma Magnavacchi – Vice presidente de L’Artificio

L’Europa è il continente più piccolo e più denso di storia di tutto il pianeta. Non c’è nessun altro spazio continentale paragonabile. Nell’antichità, nel Medioevo, nel Rinascimento, fino ad oggi abbiamo avuto grandi civiltà e una produzione di modelli culturali e stili di vita ammirati e invidiati. Le maggiori potenze economiche e coloniali sono nate qui. E molti (troppi?) da ogni parte del mondo, con tutti i mezzi vogliono arrivare qui.
Ciò ha portato le classi dirigenti europee (e anche le popolazioni) a un rassicurante e pericoloso complesso di superiorità. Da Tardo Impero.
A scuola ci hanno insegnato che l’Europa va dall’ oceano Atlantico (stretto di Gibilterra) ai monti Urali. Adesso si è ristretta, si dice che va dal Portogallo alla Polonia. Praticamente l’Eurozona.
L’avvento dell’euro ha facilitato molto gli scambi culturali e di conoscenza tra gli Europei. E l’Italia deve mantenere rapporti privilegiati con i vicini Francia e Germania. Ma con spirito laico (cito Lucio Caracciolo/Limes) anche prendere atto che l’Unione Europea non è un rapporto d’amore, nemmeno di amicizia : è un campo da gioco, un’agorà, in cui difendere gli interessi nazionali. Facendo finta di volerci bene.
Sempre sotto tutela americana e Nato (ci sono alternative ?)
Aspettando i barbari.
Che ci illudiamo di non sentire arrivare.

DOPO OGNI GUERRA – Wislawa Szymborska

Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave

per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po’ noioso.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

[da «La fine e l’inizio», traduzione di Pietro Marchesani]

[da «La fine e l’inizio», traduzione di Pietro Marchesani]