SULLA CONTAMINAZIONE

Nell’arte una chiave per capire il nostro tempo e lo scontro/incontro tra culture

Nel presente e in futuro la rivoluzione non sarà più possibile: ci saranno solo rivolte. La rivolta è una ribellione sociale violenta ad un ordine sociale e politico che non si può più tollerare, mentre la rivoluzione è il frutto di un’utopia, un sogno radicale di mutamento per ricreare un nuovo ordine che si intravede, ma non si conosce ancora, tutto da inventare. Mentre sempre di più assisteremo a contaminazioni, nel flusso migratorio di popoli e di idee, nella globalizzazione sempre da ridefinire tra identità locali e tensioni verso un’unità che tecnica e sapere, di cui, oltre che flussi umani e mutamenti politici, sposteranno sempre più i confini, in un gigantesco processo di trasformazione inevitabilmente secolare.

Nell’antica Grecia ed a Roma, poi, vennero definiti i “generi” delle arti. Le prime forme teoriche di giudizio furono riservate alla letteratura e su queste si modellò quella che possiamo chiamare la “critica d’arte”, in nuce, che continuò e venne precisandosi nel Rinascimento e nei secoli a seguire. Da qui una rigorosa distinzione tra pittura “alta” definita dall’iconografia religiosa, storica e mitologica, trattata con “inventio” all’interno di una tradizione da proseguire ed innovare solo nel continuo rapporto tra pittura e poesia, per cui unicamente questi generi vennero a lungo considerati vera pittura e vera arte. “Genere” quindi viene ad indicare nel XVIII secolo tutte le categorie minori della pittura: ritratto, paesaggio, natura morta, scene della vita quotidiana e popolaresca, arte erotica. Così la pittura “alta” era arte, come la scultura – anch’essa distinta per generi – l’architettura, mentre tutte le altre forme d’espressione figurativa erano “arte minore”. Già con gli impressionisti questo castello teorico viene sgretolandosi e la contaminazione si insinua prima all’interno della pittura stessa e poi tra le arti, per cui oggi non solo non riconosciamo l’esistenza di forme “minori” d’arte, ma neppure differenziazioni tra gli stili che non siano quelli del valore linguistico usato, fino ad arrivare all’abbandono di ogni forma particolare di materiale da usare per le opere d’arte o condizionarle con soluzioni univoche, mescolandole ai suoni, alla musica, come  l’Environment, le installazioni, l’happening e il ricorso a tecnologie nuove, come il video ed il computer, in un processo che segna l’evoluzione stessa dell’arte del ventesimo secolo, della sua continua innovazione tecnologica e teorica, dando vita a molti “ismi” di correnti o tendenze che si proponevamo come esemplari e totalmente innovative. in un susseguirsi ondivago senza soluzione. Si sono recuperate al linguaggio artistico, la fotografia, il cinema, la danza, la pubblicità, la moda, il teatro e ogni forma di espressione in un mescolamento di linguaggi che una contaminazione spinta ed insieme un ibridismo, che spesso lasciano sconcertato il pubblico che ancora si muove con criteri di giudizio inadeguati. I linguaggi artistici un tempo indicati localmente come arte cinese, arte giapponese, africana, ecc., ed i mezzi che erano loro propri, hanno perduto ogni caratterizzazione localistica e si offrono agli artisti in un processo globale. Lo stesso confine tradizionale tra scienza ed arte spesso è stato non solo varcato, ma spostato in territori inesplorati.

“i Paesi che sono riusciti a creare le condizioni migliori per partecipare agli scambi globali di capitali, di beni e servizi, di informazioni e di persone, sono gli stessi che sono in grado di trarre i maggiori benefici da tali scambi. Sono più esposti a contaminazioni tra idee, progetti di ricerca, iniziative imprenditoriali, buone pratiche, talenti. E in ultima istanza, questo non può che voler dire migliori anticorpi rispetto ai periodi di crisi e maggiore capacità di attivare meccanismi di crescita strutturali – cioè indipendenti dal ciclo economico. Questo tipo di apertura permette alle imprese di prosperare, di adattarsi e guadagnarsi un posto nella competizione globale. Permette alle nostre Università di esprimere eccellenze e guidare l’innovazione, e ai Paesi di creare conoscenza produttiva in tutti gli ambiti.” (Carlo De Benedetti)

In questo caso le contaminazioni dell’arte, gli ibridismi di forme, di generi, di strumenti e di materiali, persino di obiettivi, hanno solo anticipato e preceduto quelle della società, del costume e della storia, che nell’ibridismo, nella creolizzazione delle culture vedono il problema vero del nostro tempo, da ridefinire continuamente in un equilibrio instabile che coinvolge anche la definizione dell’identità collettiva e individuale, come questa attività’  cerca di porre all’attenzione di spettatori attenti.

Ciò accade anche nel linguaggio usato dai nostri giovani nella “messaggistica cellulare”, accade nell’estendersi della possibilità di produzione di immagini-segnale che attraverso la rete, da Youtube ai social network come Facebook o myspace, diventano mezzi specifici di comunicazione e quindi fondano nuove grammatiche e nuove sintassi per nuovi linguaggi.   E l’arte non può certo sottrarsi a tentare di creare una nuova lingua e nuove parole, nello stesso tempo educando i contemporanei.