NATURA: MADRE O MATRIGNA?

NATURA: MADRE O MATRIGNA?

di Lucio Braglia

Definiamo innanzitutto il concetto di Natura: ci dice la Treccani che trattasi del “sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi”.

Il dubbio amletico se considerare questo insieme come una entità amica con la quale porsi in armonia o nemica da controllare e dominare è antico quanto la storia del pensiero, ma per comprendere quale impor-tanza pratica abbia per l’uomo la conservazione delle condizioni naturali nell’ambiente, è opportuno ricordare che anche l’uomo è parte integrante dei sistemi ecologici: tutti i componenti della biosfera, noi compresi, stabiliscono tra loro strettissime interazioni giungendo a una ineludibile interdipendenza reciproca.

L’ecologia
L’umanità nella sua evoluzione è passata da uno stato di ti-more reverenziale a uno di presunzione dominante e solo negli ultimi anni si assiste a una rivisitazione etica che ha preso il nome di “ecologia”. L’allargamento delle conoscenze ci ha dato la consapevolezza che il concetto di Natura si declina in una incalcolabile moltitudine di forme e in una dimensione tale che travalica la comprensione umana arrivando a includere il concetto astratto di infinito. Se Epicuro con il suo Περὶ φύσεως- Sulla natura – (III secolo a.C.), Lucrezio con il De rerum natura (I secolo a.C.), Plinio il Vecchio con la Naturalis Historia (77-78 d.C.) ci forniscono un quadro esauriente del pensiero antico, sono dapprima Charles Darwin con L’origine della specie (1859), poi James Frazer con Il ramo d’oro (stesura definitiva nel 1915), infine Jacques Monod con Il caso e la necessità (1970) a evidenziare il quadro di pensiero moderno che ha certamente continuato a evolversi (vedi l’introduzione del concetto di “sinistra mietitrice” di Stephen Jay Gould a spiegare fenomeni di estinzione di massa che limiterebbero l’operato dell’evoluzione darwiniana) ma rimanendo inalterato nella sostanza.

L’uomo
Tutte le forme di vita influiscono sull’ambiente naturale che le accoglie, ma l’uomo ne ha aggiunte molte specifiche quali le attività di raccolta e caccia, pastorizia e allevamento, agricoltura
e industria, fino all’urbanizzazione e allo sfruttamento delle risorse prime, influendo assai più profondamente sugli ecosistemi. Già in epoca preistorica l’utilizzo del fuoco per deforestazioni o per stanare la selvaggina aveva prodotto le prime alterazioni, poi arrivarono l’allevamento e l’agricoltura, il pascolo controllato dal quale furono allontanati i predatori (equilibratori naturali) e gli erbivori non addomesticabili, per giungere ai mezzi distruttivi dell’età moderna dove le trasformazioni sono avvenute su scala ben più ampia e intere foreste di climax assai antico sono scomparse lasciando il posto a steppe e deserti o sfruttate troppo intensamente e male.

La consapevolezza
Molti errori sono stati commessi in maniera inconsapevole, ma non per questo meno grave, come l’indiscriminata introduzione di piante e animali in sistemi non propri: cani, gatti, maiali, manguste, per esempio, introdotti nelle isole oceaniche, hanno distrutto molte specie di uccelli terragnoli spesso incapaci di volare; capre e conigli hanno devastato la vegetazione di vaste regioni nell’emisfero australe e indirettamente causato la scomparsa di altre specie animali endemiche. Oggi non abbiamo più l’attenuante dell’ignoranza, con l’aggiunta del ridimensionamento antropico nell’ambito di un Universo oltre ogni dimensione percepibile che ci induce a pensare che la Natura, intesa nel suo insieme universale, sia del tutto inattaccabile e che il rispetto che dobbiamo al minuscolo ambiente nel quale viviamo e il riequilibrio della nostra interdipendenza sono fondamentali in primis per la nostra stessa esistenza: se la Natura universale può fare a meno dell’Uro, del Dodo o del Quagga (solo tre delle 270 specie animali scomparse appena negli ultimi due secoli), come ha fatto a meno 500 milioni di anni fa delle migliaia di specie della cosiddetta Fauna di Burgess (a questa misteriosa estinzione di massa del Cambriano sopravvisse un piccolo ”cordato” dall’aspetto insignificante di un minuscolo verme: se fosse stato coinvolto nell’estinzione l’uomo quasi certamente non sarebbe mai apparso sulla Terra), altrettanto resterà indifferente alla scomparsa della specie umana, e poco le importerà se questo avverrà solo quando il Sole, finito l’idrogeno, comincerà a espandersi fino a diventare una “Gigante rossa” più grande dell’intero sistema solare attuale e poi, finito anche l’elio, si contrarrà a diventare una “Nana bianca” più piccola del pianeta Terra (tranquilli, non prima di circa 5 miliardi di anni), o se faremo la fine dei dinosauri a causa di qualche meteorite vagante come vuole la fantascienza catastrofica, oppure se avverrà molto pri-ma per causa semplicemente nostra.

E l’arte infine?
Un simile rapporto/conflitto non poteva non coinvolgere la storia dell’arte: circa 30.000 anni fa Neanderthal e Sapiens coesistevano vivendo entrambi in caverne che, come testimoniano le famose grotte pirenaiche di Lascaux, a volte ci riportano quelle raffigurazioni di uomini e animali dal carattere animistico e voti-vo quanto potentemente estetico; nel suo trattato “De architectura” Vitruvio attorno al 15 a.C. ci racconta che ai romani piaceva essere circondati dalla natura e, oltre a mantenere diversi giardini privati, amavano far affrescare le pareti interne delle loro abitazioni, che raramente avevano aperture visuali verso l’esterno, con scene di paesaggi stilizzati che proiettavano su di loro un’atmosfera naturale; l’arte asiatica è sempre stata legata alla bellezza del mondo naturale e in Cina, fra il 600 e il 900 d.C. (dinastia Tang), il paesaggio divenne un soggetto pittorico molto diffuso per poi continuare nel tempo, fino a oggi, in virtù di tradizioni spirituali, convinzioni filosofiche o semplicemente per perdersi nella natura come mezzo per rifuggire i problemi della vita quotidiana.
Glii artisti rinascimentali acquistarono notevole interesse nelle opportunità stilistiche che i paesaggi offrivano ai loro esemplari studi di prospettiva, sia nelle paradigmatiche ambientazioni italiane che nella minuziosa analisi dei particolari fiamminghi; proprio nei Paesi Bassi si afferma nel XVII secolo quella corrente artistica definita “vedutismo” con i suoi paesaggi barocchi, molti dei quali marini a testimonianza della vocazione marinaresca di quelle popolazioni, fatti di minuziosissimi particolari e di contrasti di luce e ombra; grosso modo in quegli anni in Giappone iniziava la prepotente ascesa a capitale della città di Edo (oggi Tokio) dove all’accresciuta ricchezza e potenza
affiancava una fioritura artistica che produsse molte di quelle affascinanti xilografie che poco dopo sarebbero di-venute di moda in Europa, portate da viaggia-tori e mercanti, coi caratteristici paesaggi resi sapientemente con colori brillanti e privi di ombre; gli artisti romantici del XIX secolo, portati a sognare pae-saggi senza averli mai visti davvero, diedero sfogo alla propria immaginazione in raffigurazioni più emozionate ed emozionanti che realistiche; dipingendo prevalentemente “en plein-air” agli impressionisti non sfuggirono quelle variazioni di luce e ombra che avvenivano durante le giornate e che tanto bene rappresentavano metaforicamente i diversi stati dell’animo umano e le sue emozioni interiori.

Oggi
L’avvento della fotografia ha moltiplicato esponenzialmente le riproduzioni naturalistiche in un momento in cui germogliava la percezione di una necessità ecologica alla quale gli artisti cominciavano a essere sensibili e che porterà negli anni ’60 del secolo scorso alla nascita della Land art, con le sue installazioni nelle quali gli elementi naturali non sono semplici soggetti bensì parte integrante dell’opera d’arte e della trasmissione del messaggio che inevitabilmente contiene.
Nel contesto di Fotografia Europea 2024 anche gli artisti de L’Artificio pongono il loro mattone nell’intento di costruire una consapevolezza oggi più che mai necessaria, esplorando la rivelazione di quegli aspetti fascinosi che il mistero della Natura a volte nasconde, in un percorso volto al motto dostoevskiano che “la bellezza salverà il mondo”.

Dal 27/4/24 al 26/5/24 – Chiostri della Ghiara – Via Guasco, 6 RE

👉Dal 1/5/24 al 2/6/24 – CONAD Superstore Le Colline – Via Rosa Luxemburg, 1 RE

👉Dal 4/5/24 al 2/6/24 – INFUSION Coffee experience – Viale Piave, 41/A RE

TRA UTOPIA E REALTÀ

TRA UTOPIA E REALTÀ

di Mimma Magnavacchi

«Natura é tutto ciò che noi vediamo: il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi , il calabrone. Ovvero, la natura é il paradiso. Natura é tutto ciò che noi udiamo: il passero, il mare, il tuono, il grillo. Ovvero, la natura è armonia». (Emily Dickinson)
In realtà la natura ci ha sì meravigliato con la sua bellezza, ma anche spaventato con la sua potenza e imprevedibilità . Tanto da rendere i suoi elementi i primi oggetti di culto: Sole, Cielo, Terra, Fiumi , Montagne sono state le prime divinità, in diverse culture anche lontane tra loro. In una visione che oggi diremmo ‘ecocentrica’. (Poi il Cristianesimo ha portato a una prospettiva ‘antropocentrica’, l’uomo al vertice della Creazione, che forse ha aiutato il nostro progresso, ma questa è un’altra storia)
Anche con l’arte il rapporto è stato strettissimo: le prime pitture rupestri, del Paleolitico superiore, erano realizzate sulle pareti di roccia nelle caverne e raffiguravano animali con tratti realistici incredibili. Poi, dopo il periodo greco romano dominato dalla figura umana (ma mosaici e affreschi delle ville romane e pompeiane sono ispirati alla natura), si arriva al Rinascimento ove il paesaggio era soprattutto uno sfondo. Nel’600 iniziano vedutismo e paesaggismo, con il motivo del ‘sublime ‘ e del ‘pittoresco’ che poi dominerà il Romanticismo. Fino ad arrivare agli anni ’60, con la Land Art americana dove la natura é essa stessa opera d’arte, spesso percepibile dall’alto di una visione aerea.

Il rapporto dell’uomo moderno con la natura è complesso, spesso sottende un’aspirazione utopistica: in realtà in tutto il mondo la tendenza è l’urbanesimo, la gentrificazione, l’abbandono di campagne e foreste verso le megalopoli, le periferie, l’emigrazione di massa verso città che garantiscono servizi più efficienti.
“Siete voi di città che la chiamate Natura. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia. Cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare un nome non glielo diamo, perché non serve a niente”. (Paolo Cognetti, ‘Le otto montagne’)

👉Dal 27/4/24 al 26/5/24 – Chiostri della Ghiara – Via Guasco, 6 RE

👉Dal 1/5/24 al 2/6/24 – CONAD Superstore Le Colline – Via Rosa Luxemburg, 1 RE

👉Dal 4/5/24 al 2/6/24 – INFUSION Coffee experience – Viale Piave, 41/A RE

LA NATURA CHE HA INVENTATO LA METAFORA

LA NATURA CHE HA INVENTATO LA METAFORA

di Daniele Lunghini

Un raggio di sole sferza l’aria in un bosco. L’umidità e i pollini fanno da velo alle nudità di solidi arbusti spiranti al cielo. Noi spostiamo lo sguardo, vogliamo percepire le rugosità di colonne arboree che ondurrebbero i nostri occhi verso l’alto. Ma la visione è ancora opaca. Sentiamo lo scrosciare di una cascata. Noi lo sappiamo che è una cascata seppur non vedendola, coperta com’è da una parete rocciosa.
Un aroma di primizie estive chiama i nostri sensi e ci attrae, sirena tra onde di foglie, portandoci in una deriva solo all’apparenza seguendo una rotta definita. Finalmente ci troviamo alla fonte di quella musica aromatica, ma non la vediamo questa fonte: la natura si è svelata così ovunque come da nessuna parte, si è svelata e vela-ta allo stesso tempo.
Così a noi sembra che la natura non voglia mai mostrarsi del tutto. L’ambiente del creato è fatto così, si nasconde dietro altre creazioni che si nascondono dietro altre creazioni. Ma queste creazioni, alla fine, cosa sono? Co-me si adempiono? E attraverso quale chiave potremmo riuscire a immergerci nella realtà e superare le sue velature. Ecco arrivare in nostro soccorso i sensi e la loro raziona-lizzazione.

I sensi
Vediamo un’ombra in movimento. Ci avviciniamo e scopriamo che non è una persona, ma un oggetto. Ci avviciniamo e scopriamo che non è come sembrava, è molto più grande e inquietante. A quel punto ci chiediamo se continuare sino all’infinito a scansare i veli. Anche con i sensi e la loro razionalizzazione non sembra di poter arrivare a meta. Ma se la natura è atta a velarsi e a svelarsi all’infinito, è mai possibile raggiungere una definizione non sia in continua evoluzione? Perché in questa continua ricerca sembra che non ci sia senso, non ci sia conclusione, perché se è chiaro il percorso, non lo è affatto l’obiettivo. Perché, se è chiara la partenza, non ci è concesso essere svelato il punto di arrivo? Non ci è concesso fino a quando…fino a quando non pensiamo a un acquario: lui è la natura e noi siamo i suoi pesci.

L’acquario
E’ tutta qui la risposta: l’acquario! Era così semplice. Questa chiave di lettura non ti è chiara? Bene, allora continua a leggere fino alla fine e avrai la tua risposta. Ricapitoliamo: la natura gioca con i nostri sensi, che sono il nostro ponte interiore e funivia per l’esterno. Possiamo vedere, ma non sentiamo, sentiamo ma non odoriamo, il rumore che passa attraverso le mura ci svela una presenza ma non quale presenza. La natura si sve-la ma mai completamente, il quadro è sempre incompleto. E cosa facciamo quando non abbiamo chiara una cosa, quando perfino i sensi con il supporto della razionalizzazione sono fallaci? Gli assegniamo un significato. Questo perché noi diventiamo il pesce nell’acquario natura. Lei ci ha plasmato. La natura sa benissimo cosa fare e perché lo fa. Lei ci ha plasmato ma noi, come i pesci, siamo quindi spinti a dare del nostro. E questo nostro è darne un significato.

Il significato.
Con il significato assegnato, la natura ci concede di non impazzire quando apriamo porte che non conducono ad altro che ad altre porte. Questo “significato” sono le metafore. La natura ci ha spinto a inventare la metafora perché così noi si possa avere l’impressione di svelarla.
Le onde che cosa diventano? La nostra inquietudine. Il vento? La passione che ci spinge. Un sasso che ci cade in testa? Le verità che fanno male.
Non devi svelare, devi solo interpretare. Qual è la cosa più bella che la natura ci svela ogni volta?

Una grande e meravigliosa metafora.


👉Dal 27/4/24 al 26/5/24 – Chiostri della Ghiara – Via Guasco, 6 RE

👉Dal 1/5/24 al 2/6/24 – CONAD Superstore Le Colline – Via Rosa Luxemburg, 1 RE

👉Dal 4/5/24 al 2/6/24 – INFUSION Coffee experience – Viale Piave, 41/A RE

Fotografia Europea

Fotografia Europea

Mostra di arti visive gratuita degli artisti de L’Artificio. Il tema proposto è quello dello svelamento della natura.


Dal 27/4/24 al 26/5/24 Chiostri della Ghiara Via Guasco, 6 RE
Dal 1/5/24 al 2/6/24 CONAD Superstore Le Colline Via Rosa Luxemburg, 1 RE
Dal 4/5/24 al 2/6/24 INFUSION Coffee experience Viale Piave, 41/A RE

Contenuto della mostra

Definiamo innanzitutto il concetto di Natura: ci dice la Treccani che trattasi del “sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi”.

Il dubbio amletico se considerare questo insieme come una entità amica con la quale porsi in armonia o nemica da controllare e dominare è antico quanto la storia del pensiero, ma per comprendere quale importanza pratica abbia per l’uomo la conservazione delle condizioni naturali nell’ambiente, è opportuno ricordare che anche l’uomo è parte integrante dei sistemi ecologici: tutti i componenti della biosfera, noi compresi, stabiliscono tra loro strettissime intera-zioni giungendo a una ineludibile interdipendenza reciproca

Curatori Lucio Braglia, Mimma Magnavacchi, Daniele Lunghini

Giornata mondiale della scrittura a mano

Giornata mondiale della scrittura a mano

In occasione della Giornata Mondiale della Scrittura a Mano, tre realtà operanti in settori complementari dell’espressività umana, creano un evento speciale. Protagonisti saranno:

– L’Artificio, laboratorio artistico che spazia nelle sue attività che vanno ben oltre la produzione di quadri e tavole
– Scrittura Fantastica (alias Daniele Lunghini) che oltre a tenere corsi di scrittura, segue un’ossessiva ricerca sulle tendenze della comunicazione
– Studio Grafologico Dott.ssa Giorgia Filiossi, che tra le altre attività si dedica alla rieducazione della scrittura per bambini e adulti.

Intelligenza contro Intelligenza Artificiale, Scrittura-a-manoVSTastiera: è questo l’approccio al quale dobbiamo rassegnarci per il futuro?

No.

Quello che abbiamo il dovere di fare è stimolare una riflessione sull’importanza e sul ruolo che la scrittura a mano continua ad avere in un mondo sempre più dominato dal digitale.

Ma anche la necessità di riuscire a trovare una modalità “umana” di convivere con gli strumenti a portata di tutti che l’intelligenza Artificiale sta trasformando.
Martedì 23 gennaio 2024 ore 20:30
Via Pier Luigi Nervi 23, 42123 Fogliano (RE)